VIA LIBERA AGLI INVESTIMENTI NELLE MORE DELLA MEDITERRANEAN BLUE ECONOMY

da | Mar 28, 2024 | Blu Economy

Un’economia globale fratturata ha bisogno di un’“economia blu” sostenibile, secondo un argomento avanzato con forza alla COP28, tenutasi alla fine del 2023.

Considerata la Mediterranean Blue Economy dalla Macroregione Mediterranea,  anche approfondendo le formulazioni di Banca Mondiale e altri Organismi Internazionali, come “l’uso sostenibile delle risorse mediterranee per la crescita economica, il miglioramento dei mezzi di sussistenza e dell’occupazione, migliorando al tempo stesso la salute, l’ambiente e la vivibilità dell’ecosistema mediterranea”, i segnali indicano che la Mediterranean Blue Economy è finalmente essere pronta per alcuni seri (e attesi) investimenti .

Il Mediterraneo genera il 50% dell’ossigeno di cui abbiamo bisogno, assorbe il 25% di tutte le emissioni di anidride carbonica e cattura il 90% del calore in eccesso generato da tali emissioni.

Evidenziando il valore degli habitat mediterranei come le mangrovie e i coralli per la loro capacità di sequestrare CO2, anche i parchi eolici e il trasporto marittimo ecologico possono svolgere un ruolo nella Mediterranean Blue Economy.  Una migliore protezione dalle inondazioni e sistemi di allarme rapido possono rendere le comunità costiere mediterranee, al momento  vulnerabili,  più resilienti.

 

LAVORI E PROGETTI MEDITERRANEI IN CORSO

La Mediterranean Blue Economy, una volta costruite le giuste sinergie nell’implementation del Primo Pilastro, ha un valore annuo stimato di oltre tre trilioni di dollari. Nell’intero Mediterraneo rappresenta 7 milioni di posti di lavoro diretti: si pensi al trasporto marittimo e alla pesca insieme al turismo e all’energia; nella sola Europa 4,5 milioni di posti di lavoro diretti. In questo contesto, gli impatti dei cambiamenti climatici, dall’innalzamento del livello del Mediterraneo  alla minaccia della vita mediterranea, sono diventati rilevanti sia per le decisioni di investimento che per lo sviluppo di progetti accettabili.

Partenariati, finanziamenti e strutture per accelerare la Mediterranean Blue Economy, pienamente sostenibile, stanno ora venendo alla ribalta.

Ciò anche sulla base del Manuale dell’UNEP che ha recentemente pubblicato per guidare le Istituzioni nella definizione di obiettivi a sostegno della transizione verso un’economia blu sostenibile in linea con gli obiettivi del Quadro globale sulla biodiversità di Kunming-Montreal e dell’Accordo di Parigi.

In particolare una notevole iniziativa di portata macroregionale, proposta per la prima volta alla COP27, è stata il lancio della Blue Mediterranean Partnership (BMP), progettata per riunire 60 istituzioni partner provenienti da 25 paesi, inclusi investitori, donatori e beneficiari, per sostenere lo sviluppo di progetti nella Macroregione Mediterranea. La partnership sta per entrare in funzione e mobilita almeno 1 miliardo di euro di investimenti, coordinati dalla Commissione europea, nelle more dell’implementation del Primo Pilastro.

“Il nostro obiettivo è fornire risultati concreti”-  ha affermato Odile Renaud-Basso, presidente della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS), che funge da gestore dei fondi della BMP. “Condivideremo la nostra esperienza ottenendo un impatto attraverso partenariati ambientali”.

 

CONTRIBUTI CATALIZZATORI DI SINERGIE MEDITERRANEE

Il coinvolgimento della BERS ha segnato il via libera per gli investitori  del settore privato, oltre ad essere stato accolto favorevolmente da Egitto, Giordania e Marocco, i principali beneficiari iniziali del Programma mediterraneo. A seguito della COP28, l’UE e altri donatori europei hanno annunciato nuovi contributi per quasi 10 milioni di euro, con l’obiettivo di attrarre e sostenere investimenti in settori quali il trattamento delle acque reflue, l’energia rinnovabile e la navigazione mediterranea sostenibile.

Il Mar Mediterraneo è una culla di civiltà ma è anche un simbolo delle pressioni derivanti dall’urbanizzazione, dallo sfruttamento eccessivo e dal riscaldamento globale. Abbiamo tutti la responsabilità comune di fare di più per la sua protezione e agire in modo più coordinato.

Dott.ssa Merita Murati

 

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