TUTELARE L’INFANZIA MEDITERRANEA

da | Mar 18, 2024 | News

I DUE GRANDI PROBLEMI CHE COINVOLGONO I MINORI NEL MEDITERRANEO: MIGRAZIONI E GUERRE

Il Mediterraneo è da sempre un’area caratterizzata da una complessa rete di problemi che coinvolgono direttamente i minori. Le guerre, i conflitti armati e le migrazioni forzate hanno reso questa zona del mondo un vero e proprio crocevia di sofferenza per i più vulnerabili.

I minori sono spesso le prime vittime di situazioni di conflitto, costretti a vivere in condizioni estreme, a subire violenze e abusi, a perdere i propri cari e le proprie case. Inoltre, la migrazione ha portato a un aumento del numero di minori non accompagnati che si trovano a percorrere rotte pericolose alla ricerca di una vita migliore, esposti a rischi di sfruttamento, traffico di persone e abusi.

MIGRAZIONE MINORILE NEL MEDITERRANEO

Quest’anno, almeno 289 bambini sono morti o scomparsi in naufragi lungo la pericolosa rotta migratoria del Mediterraneo centrale, che va dal Nord Africa all’Europa. Questo tragico dato equivale a circa undici bambini persi ogni settimana, mentre cercano disperatamente sicurezza, pace e un futuro migliore.

Secondo i dati dell’Unicef, dal 2018 circa 1.500 bambini hanno perso la vita o sono scomparsi mentre cercavano di attraversare il Mediterraneo centrale, rappresentando 1 su 5 delle oltre 8.000 persone morte o disperse lungo questa rotta. Purtroppo, molti naufragi non lasciano sopravvissuti o non vengono registrati, rendendo difficile quantificare il reale numero di bambini deceduti, che potrebbe essere ben superiore.

Catherine Russell, direttrice generale dell’Unicef, ha sottolineato la necessità di creare percorsi sicuri e legali per i bambini in cerca di asilo, affinché non si trovino costretti a rischiare la vita in mare. Ha anche evidenziato l’importanza di salvare vite in mare e affrontare le vere cause che spingono i bambini a intraprendere viaggi così pericolosi.

L’Unicef ha rilevato un aumento del numero di bambini che raggiungono le coste italiane dal Nord Africa nel 2023, con una media di 428 bambini a settimana. La maggior parte di loro parte dalla Libia e dalla Tunisia, dopo aver già affrontato viaggi rischiosi da altri Paesi dell’Africa e del Medio Oriente.

Nel primo trimestre del 2023, il 71% dei 3.300 bambini arrivati in Europa tramite questa rotta erano non accompagnati o separati dai genitori, esponendoli a maggiori rischi di violenza, sfruttamento e abusi. Le ragazze che viaggiano sole sono particolarmente vulnerabili e esposte a gravi pericoli lungo il loro tragitto.

 

LE CAUSE DELLA GUERRA SUI PIU’ GIOVANI

I bambini continuano ad essere in modo sproporzionato colpiti dai conflitti armati, e fornire loro supporto dovrebbe essere una priorità per la comunità internazionale. Le esperienze di conflitto, che vanno dal negare l’accesso a ambienti e risorse di sostegno psicologico a essere costretti a essere coinvolti con forze armate o gruppi armati, violano i diritti dell’infanzia come stabilito dalla Convenzione sui diritti  umani.

Il carico dei disturbi mentali che derivano da negligenza, abusi ed sfruttamento legati al conflitto è particolarmente preoccupante. È ampiamente documentato che ci sono disparità tra la salute mentale dei bambini e dei giovani colpiti dalla guerra e quelli nella popolazione generale.

Esperienze di conflitto armato durante l’infanzia e l’adolescenza comportano seri rischi per la salute mentale e minacce allo sviluppo di un bambino. L’esposizione a diversi tipi di violenza, la durata del conflitto e la natura degli eventi traumatici vissuti e testimoniati sono tutti associati all’insorgenza e alla gravità dei disturbi mentali tra i bambini colpiti dal conflitto. Anche se i legami tra l’esposizione al conflitto armato durante l’infanzia e i rischi successivi per la salute mentale sono ben stabiliti, la prevalenza segnalata dei disturbi mentali varia ampiamente. Ad esempio, gli studi tra i bambini colpiti dal conflitto israelo-palestinese riportano una prevalenza di disturbo da stress post-traumatico (PTSD) che varia dal 18% al 68,9%. In uno studio tra bambini esposti alla guerra civile siriana in corso, il 60,5% soddisfa i criteri per almeno un disturbo psicologico.

Oltre alle differenze reali dovute alla variazione nell’esposizione al trauma, le stime del percentuale di giovani colpiti dalla guerra con problemi di salute mentale (prevalenza) sono influenzate dall’uso di una serie di strumenti di valutazione per lo screening. La varianza può essere attribuita anche a fattori culturali tra cui differenze nella concettualizzazione della salute mentale, i processi socio-ambientali che influenzano il benessere psicologico e l’espressione della sofferenza psicologica. Inoltre, è importante notare che i sondaggi sulla prevalenza nei contesti umanitari spesso non sono in grado di distinguere tra reazioni di stress normali e disturbi mentali clinici persistenti, il che può portare a stime esagerate.

Nel complesso, i disturbi mentali più comuni segnalati tra i bambini esposti al conflitto sono PTSD e depressione. Altri disturbi segnalati includono reazioni acute da stress, disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD), disturbo di panico, disturbi d’ansia specifici dell’infanzia e disturbi del sonno. Nella tarda infanzia, i bambini esposti al trauma legato al conflitto sono predisposti a sintomi esternalizzanti, tra cui problemi comportamentali e disturbi del comportamento/opposizionali e provocatori. Inoltre, i bambini esposti al conflitto armato spesso presentano comorbilità psicopatologica, e i sintomi del disturbo possono aumentare in numero con l’età, con i bambini in età scolare che sono i più vulnerabili.

 

LE GUERRE PRESENTI NEL MEDITERRANEO

Nel 2020 le Nazioni Unite hanno riportato un totale di 26.425 violazioni contro i bambini in situazioni di conflitto. Su questo totale 1.268 bambini sono vittime di stupro o comunque forme di violenza sessuale; 8.422 bambini sono stati uccisi mutilati ed infine 8.521 sono bambini sfruttati ed arruolati.

Nel 2022 468 milioni di bambini viveva in un territorio di guerra. In questo anno il numero della media è salito del 13% raggiungendo una media di 76 al giorno rispetto al 2021 che era stato riportato 455 milioni di bambini erano coinvolti in luoghi di guerra.

PALESTINA-ISRAELE

I bambini, che costituiscono quasi la metà della popolazione di Gaza di 2,3 milioni di abitanti, hanno avuto le loro vite spezzate dalla guerra brutale.

Anche se Israele afferma di cercare di evitare vittime civili, incluso l’emissione di ordini di evacuazione, più di 11.500 persone sotto i 18 anni sono state uccise secondo i funzionari sanitari palestinesi. Ancora di più hanno subito ferite, molte delle quali invalidanti.

È difficile ottenere cifre accurate ma secondo un recente rapporto dell’Euro-Mediterranean Human Rights Monitor, un’organizzazione non a scopo di lucro, più di 24.000 bambini hanno perso uno o entrambi i genitori.

Quasi tutti a Gaza ora dipendono dagli aiuti per i beni di prima necessità. Secondo i dati dell’ONU, circa 1,7 milioni di persone sono sfollate, molte costrette a spostarsi ripetutamente alla ricerca di sicurezza.

Ma l’agenzia per l’infanzia dell’ONU, Unicef, afferma che la sua maggiore preoccupazione riguarda circa 19.000 bambini orfani o rimasti soli senza adulti che possano prendersi cura di loro.

 

SITUAZIONE DELLA LIBIA

A settembre 2016, in Libia sono stati identificati circa 256.0001 migranti , di cui 28.031 donne (11%) e 23.102 bambini (9%), e un terzo di questo gruppo comprendeva minori non accompagnati. Si ritiene che le cifre effettive siano almeno tre volte superiori.
Nove bambini su dieci che hanno attraversato il Mediterraneo lo scorso anno non lo hanno fatto accompagnato. Un totale di 25.846 bambini hanno attraversato questo percorso, il doppio rispetto all’anno precedente.

 

SITUAZIONE DELLA SIRIA

Più di dodici anni di conflitto in Siria hanno avuto un impatto devastante sui più vulnerabili: i bambini e le bambine. Attualmente, ci sono 2 milioni di bambini e ragazze siriani che non hanno accesso all’istruzione, e di questi il 40% sono femmine. Questa mancanza di istruzione minaccia gravemente il loro sviluppo e li espone al rischio di violenza e sfruttamento.

La Siria ha il secondo più alto tasso di reclutamento e utilizzo di bambini in conflitti armati, con 1.301 casi segnalati. Molti giovani, a partire dai 7 anni, vengono reclutati da gruppi armati, mentre coloro che riescono a sfuggire sono costretti a lavorare in condizioni pericolose. Questi bambini possono essere coinvolti in diverse attività, come il lavoro in negozi, garage o vendendo merci per strada. Spesso provengono da famiglie povere o hanno perso uno o entrambi i genitori a causa del conflitto.

 

SITUAZIONE DEL LIBANO

Secondo l’analisi dell’UNICEF condotta nel novembre 2023, si è registrato un ulteriore deterioramento nella vita dei bambini in Libano, con la situazione che non mostra segni di miglioramento nonostante la crisi che dura da quattro anni. In particolare, nel Libano meridionale colpito dal conflitto e tra i bambini palestinesi, il carico emotivo è particolarmente pesante.

Più di un quarto delle famiglie (26%) ha segnalato di avere figli in età scolare che non frequentano la scuola, un aumento rispetto al 18% registrato nell’analisi condotta nell’aprile 2023. Inoltre, dall’ottobre 2023, diverse decine di scuole nel sud del Libano sono state costrette a chiudere a causa dell’intensificarsi delle ostilità, coinvolgendo più di 6.000 studenti. Tutto ciò contribuisce a rendere la situazione ancora più difficile per i bambini in Libano, che continuano a subire le conseguenze devastanti della crisi.

 

MINORI DAL MAROCCO NON ACCOMPAGNATI SBARCANO IN SPAGNA

Tra i movimenti migratori verso il territorio spagnolo c’è un fenomeno particolare che è diventato oggetto di accesi dibattiti nel paese mediterraneo: i minori stranieri non accompagnati. Sono spesso definiti MENAS (acronimo per il termine spagnolo Menores Extranjeros no Acompañados), un’espressione che talvolta è utilizzata in modo dispregiativo. Si tratta di bambini al di sotto dei 18 anni che sono entrati nel paese senza la compagnia di un adulto responsabile.

Nel 2020 c’erano 9.030 minori registrati come minori stranieri non accompagnati in Spagna, quasi il doppio rispetto al numero registrato cinque anni prima. Tuttavia, la cifra è diminuita di circa il 66% nel 2021. Nell’anno precedente, rappresentavano meno di un quinto del numero totale di bambini sotto la supervisione del sistema nazionale di protezione dell’infanzia. Inoltre, solo circa il due per cento di questi minori viveva con famiglie affidatarie nel 2021, principalmente a causa della complessità burocratica del processo per diventare genitori affidatari di un minore non accompagnato e del fatto che la maggior parte di questi minori è vicina all’età legale quando arriva nel paese (15-17 anni), un’età in cui le famiglie sono meno propense a diventare custodi, indipendentemente dalla nazionalità del bambino.

Si tratta di un viaggio molto pericoloso Come la maggior parte delle migrazioni irregolari che arrivano in Spagna dall’Africa, i principali punti di ingresso per questi minori sono le Isole Canarie, l’Andalusia, Ceuta e Melilla. Anche se il Marocco è il paese di origine più comune, molti di questi bambini provengono da nazioni come il Mali e l’Algeria. Pertanto, devono cavarsela da soli attraversando diversi paesi in viaggi che possono durare mesi o addirittura anni fino a raggiungere uno qualsiasi di questi punti di ingresso.

Le Isole Canarie sono diventate una rotta di ingresso sempre più popolare negli ultimi anni per i migranti irregolari, compresi i minori. Questa è, di gran lunga, la rotta più mortale verso il territorio spagnolo; solo nel 2020, 488 persone hanno perso la vita cercando di raggiungere le Isole Canarie in precari barche.

Le città autonome di Ceuta e Melilla si trovano in Africa settentrionale e sono, di conseguenza, punti di ingresso attraenti e più sicuri, che avvengono attraversando il confine di nascosto o saltando le recinzioni che separano queste città dal Marocco. Una volta sotto la protezione dello Stato spagnolo, molti dei minori vengono trasferiti in centri situati in altre comunità autonome. Tuttavia, i servizi per l’infanzia in queste città faticano ad affrontare la distribuzione sbilanciata di bambini stranieri su tutto il territorio spagnolo. Ad esempio, a Melilla, nel 2020 il 92 per cento dei bambini e adolescenti sotto la supervisione del sistema di protezione dell’infanzia erano minori stranieri non accompagnati. Nel caso di Ceuta, il 53 per cento erano minori stranieri non accompagnati.

I problemi non cessano mai Purtroppo, i problemi non finiscono dopo aver raggiunto il territorio spagnolo. Sono comuni le segnalazioni sulle pessime condizioni dei centri in cui i minori vengono ospitati, che spingono alcuni di loro a fuggire da tali istituzioni. Tuttavia, altri sono noti per scappare con l’intenzione di raggiungere parenti che vivono in altri paesi europei. I bambini stranieri affrontano anche xenofobia e discriminazione, diventando un argomento frequente di discussione tra i media conservatori e i partiti politici.

Infine, sono costretti a diventare indipendenti non appena raggiungono l’età legale. Prima delle modifiche alla legislazione sull’immigrazione del 2021, i giovani migranti incontravano molte barriere legali che impedivano loro di vivere e lavorare legalmente in Spagna. Nonostante avessero un permesso di soggiorno, per ottenere un permesso di lavoro dovevano avere un’offerta di lavoro di un contratto a tempo pieno o avere fino a 2.000 euro al mese per mantenersi senza aiuti pubblici, che era quasi il doppio del salario minimo. Le modifiche legali hanno reso notevolmente più facile e veloce ottenere permessi di soggiorno e lavoro, ma diventare indipendenti all’età di 18 anni in un paese che lotta ancora con il razzismo e dove la disoccupazione giovanile supera il 30 per cento si rivela essere una sfida difficile.

 

CONCLUSIONE

In conclusione, i due maggiori problemi che coinvolgono i minori nel Mediterraneo sono le migrazioni forzate e i conflitti armati. I minori sono spesso le prime vittime di queste situazioni, costretti a vivere in condizioni estreme, a subire violenze, abusi e a perdere le proprie famiglie e la propria casa. Le migrazioni forzate portano a un aumento di minori non accompagnati che si trovano a percorrere rotte pericolose alla ricerca di una vita migliore, esposti a sfruttamento e abusi. I conflitti armati, invece, comportano problemi di salute mentale, reclutamento forzato e sfruttamento dei bambini, compromettendo il loro sviluppo e il loro benessere. È fondamentale che la comunità internazionale si attivi per proteggere i minori e garantire loro una vita dignitosa e sicura, affrontando le cause profonde che generano queste situazioni di sofferenza e vulnerabilità.

Inoltre è importante promuovere l’educazione alla pace e alla tolleranza nei paesi occidentali per contribuire a prevenire i conflitti armati e le migrazioni forzate, che causano sofferenza ai minori nel Mediterraneo e in tutto il mondo. È necessario sensibilizzare la popolazione sulle cause profonde dei conflitti e delle migrazioni, per promuovere la solidarietà e la cooperazione internazionale nell’affrontare tali problemi. Inoltre, è fondamentale garantire ai minori colpiti da queste situazioni l’accesso all’istruzione, ai servizi sanitari e alla protezione, per consentire loro di superare le difficoltà e costruire un futuro migliore. Solo attraverso un impegno concreto e coordinato a livello globale possiamo assicurare un mondo più sicuro e inclusivo per tutti i minori.

 

LE PROPOSTE: RICONOSCIMENTO TITOLI E ATTIVITA’ PRATICHE PER ACCEDERE DIRETTAMENTE AL MONDO DEL LAVORO

Il riconoscimento dei titoli di studio è fondamentale per garantire ai minori migranti le stesse opportunità di accesso all’istruzione e al mondo del lavoro dei loro coetanei nativi. Spesso, infatti, i titoli di studio ottenuti nei paesi di origine non vengono riconosciuti nel nuovo paese di residenza, creando così ostacoli all’integrazione e all’acquisizione di competenze necessarie per inserirsi nel mercato del lavoro. Per affrontare questo problema, è importante promuovere politiche e programmi che facilitino il riconoscimento dei titoli di studio dei minori migranti, garantendo loro un percorso educativo e formativo sereno e senza interruzioni.

Inoltre, è essenziale incentivare le attività che permettano ai minori migranti di inserirsi direttamente nel mondo del lavoro una volta completata la scuola dell’obbligo. Questo può avvenire attraverso programmi di formazione professionale, tirocini retribuiti, corsi di lingua e cultura del paese di accoglienza, e supporto nella ricerca di lavoro. In questo modo, i ragazzi migranti possono acquisire competenze pratiche e esperienze lavorative che favoriscano la loro autonomia economica e sociale, facilitando la loro integrazione e il loro benessere nella società ospitante.

In conclusione, il riconoscimento dei titoli di studio e l’incentivazione delle attività per portare i minori migranti nel mondo del lavoro sono due punti fondamentali per garantire loro pari opportunità di integrazione e di successo nel paese di accoglienza. Queste azioni sono importanti non solo per il benessere individuale dei ragazzi migranti, ma anche per la costruzione di una società più inclusiva e solidale.

 

ALTRI PUNTI DA POTER SFRUTTARE: LE SCUOLE MEDITERRANEE E GLI ISTITUTI TECNICI DIRETTAMENTE FINALIZZATI

Le scuole mediterranee  per i minori devono offrire programmi educativi in diverse lingue, consentendo loro di mantenersi connessi con la propria cultura e lingua madre mentre acquisiscono competenze accademiche generali. Questo tipo di istituti devono anche offrire supporto psicologico e sociale per aiutare i bambini a integrarsi nella nuova comunità.

Per quanto riguarda i ragazzi più grandi, inserirli in istituti tecnici legati a delle aziende è un ottimo modo per prepararli per il mondo del lavoro. Questi istituti  offrono programmi di formazione pratica in collaborazione con aziende locali, consentendo agli studenti di acquisire esperienza pratica nel settore in cui desiderano lavorare. In questo modo, i ragazzi possono uscire dalla scuola con competenze utili e direttamente spendibili sul mercato del lavoro.

Inoltre, i ragazzi devono  essere incoraggiati a partecipare a programmi di tirocinio presso queste aziende durante il loro percorso di istruzione, consentendo loro di mettere in pratica le competenze acquisite in classe e costruendo relazioni con i potenziali datori di lavoro per il futuro. Questo approccio integrato tra istruzione e lavoro  fornisce ai ragazzi una solida base per il loro futuro e li prepara per una transizione più agevole nella vita adulta.

Comitato Sviluppo Mediterraneo – Coordinatrice Zulema Teruel

 

SITOGRAFIA
https://www.unicef.ch/it/attualita/comunicati-stampa/2023-07-14/rotte-di-fuga-del-mediterraneo-ogni-settimana-muoiono-undici

https://international-review.icrc.org/articles/living-through-war-mental-health-children-and-youth-conflict-affected-areas

https://data.stopwaronchildren.org/

https://www.bbc.com/news/world-middle-east-68141039

https://www.iom.int/

Statista Research Department 

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