LA PESCA ECCESSIVA NEL MEDITERRANEO È AI LIVELLI PIÙ BASSI DEGLI ULTIMI DIECI ANNI

da | Feb 8, 2024 | Blu Economy

Secondo un nuovo rapporto FAO-GFCM, che comprende per la prima volta anche dati sulla pesca eccessiva nel Mediterraneo, la percentuale di stock sovrasfruttati nel Mediterraneo è scesa sotto il 60% per la prima volta, seguendo una tendenza decrescente iniziata dieci anni fa settore dell’acquacoltura marina.

Sebbene la pesca eccessiva rimanga una preoccupazione, il rapporto sullo stato della pesca nel Mar Mediterraneo 2023 (SoMFi 2023) registra un calo del 15% in questa cifra nell’ultimo anno. Vi è, quindi, un miglioramento coerente con una continua riduzione della pressione di pesca, che è diminuita del 31 % dal 2012.

La pesca di cattura selvatica e l’acquacoltura in acque marine e salmastre nel Mediterraneo hanno prodotto insieme quasi 2 milioni di tonnellate di prodotti ittici nel 2021, come mostrano i dati SoMFi 2023. Dal punto di vista economico, hanno svolto un ruolo altrettanto importante, generando ricavi per oltre 20 miliardi di dollari e supportando 700.000 posti di lavoro lungo la catena del valore.

Questa edizione speciale di SoMFi dipinge un quadro completo di questo settore vitale, sottolineando quanto sia importante per i mezzi di sussistenza, la sicurezza alimentare e la nutrizione nel  Mediterraneo.

I Paesi mediterranei e i loro esperti hanno lavorato intensamente per raccogliere e aggregare dati della migliore qualità, e questo è ciò che rende SoMFi uno strumento chiave per supportare il processo decisionale e monitorare i progressi verso il raggiungimento di una pesca e un’acquacoltura nel Mediterraneo.

 

TREND POSITIVI, MA IL SETTORE, IN ATTESA DELL’IMPLEMENTATION DEL PRIMO PILASTRO, RESTA SOTTO STRESS

La Macroregione Mediterranea – che continua a stimolare questo positivo processo – rileva i trend positivi ma deve evidenziare che il settore resta sotto stress.

Infatti, sebbene lo sfruttamento eccessivo degli stock ittici sia diminuito in modo significativo, la pressione della pesca nel Mediterraneo è ancora al doppio del livello considerato sostenibile.

Il rapporto dimostra inoltre che la continua attenzione della CGPM sull’espansione dei piani di gestione e delle misure tecniche e spaziali sta dando risultati positivi per le principali specie commerciali. Gli stock di nasello nel Mediterraneo, e di sogliola nel Mar Adriatico, tutti coperti da piani di gestione dedicati, hanno mostrato una notevole riduzione della pesca eccessiva, alcuni di loro hanno già mostrato segni di ricostituzione della biomassa.

Alcuni stock soggetti a piani di gestione mostrano una riduzione della pressione di pesca superiore alla media. Esempi degni di nota includono una riduzione del 77% per la sogliola nel Mar Adriatico, che ha ormai raggiunto tassi di sfruttamento sostenibili

La GFCM attua 10 piani di gestione pluriennali che coinvolgono quasi 7000 navi e protegge le specie sensibili e gli ecosistemi marini vulnerabili, compresi i coralli di acque profonde, nonché gli habitat ittici essenziali come le zone di riproduzione e di riproduzione, con dieci aree soggette a restrizioni di pesca che coprono più di 1 milioni di quadrati chilometri nel Mediterraneo.

In tutta l’area mediterranea, le catture sono ancora in gran parte dominate da piccoli pelagici, principalmente acciughe e sardine europee. Nel Mediterraneo, 55 specie costituiscono il 90% delle catture.

I livelli complessivi di produzione della pesca di cattura sono rimasti stabili negli ultimi anni, con la Turchia che ha registrato il maggior numero di sbarchi.

Le navi di piccole dimensioni costituiscono la stragrande maggioranza della flotta peschereccia e forniscono più della metà dell’occupazione totale. Sebbene rappresentino solo il 15% circa delle catture, queste navi rappresentano quasi il 30% delle entrate totali.

SoMFi riferisce che, a differenza della pesca di cattura, il settore dell’acquacoltura marina dell’area mediterranea sta crescendo in modo significativo. La produzione dell’acquacoltura di acqua marina e salmastra è quasi raddoppiata nell’ultimo decennio, aumentando del 91,3%, con ricavi in aumento del 74,5%. I tre principali metodi di produzione utilizzati nell’area mediterranea sono le gabbie marine, gli stagni e l’allevamento in sospensione, mentre le specie più comunemente allevate sono l’orata, la spigola e la cozza mediterranea. Turchia, Egitto e Grecia sono, nell’ordine, i tre maggiori produttori, e insieme rappresentano il 71% del volume totale.

Un quadro articolato in cui deve sinergicamente innestarsi l’implementation del Primo Pilastro.

 Dr. Merita Murati

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